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Non vivere alcuni mondi, non varcare certe porte, nell'intento di chiudere a tentazioni che
altrimenti sarebbero farabutte e fruttuose.
Beh, finisce con la pioggia che ricade su una tettoia,
emergendo dai gradini di una scala mobile,
scrutando le sue gocce che fluiscono a terra
in una girondola attorno ad un paletto.
Avanzando, come se il passo delle mie giornate benché nella direzione corretta,
sia imbruttito da qualcosa che lo accomuna a queste scale.
Scandito da un meccanismo che detta il ritmo di salita,
scalino dopo secondo, i tempi di una vita,
che, però, questa esistenza non mi appartiene.
Penso di aver deciso che sia giusto afferrare la maniglia, sentire confluire il flusso delle circostanze, aprire e
farsi derubare da queste tentazioni.
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